martedì 28 agosto 2012

una come me

Sapete, è snervante cercare di spiegare qualcosa a qualcuno che pensa di aver capito cosa vuoi dirgli prima ancora che tu apra bocca.

Premesso che adoro i miei cari, la mia famiglia e chiunque nella sua vita mi abbia donato un po' del suo affetto e continua a farlo nonostante il mio indubbio caratteraccio e le mie più remote e insulse paure. Premesso che nascere dove sono nata e in mezzo a chi sono nata mi ha permesso finora di vivere in modo abbastanza spensierato, di dedicarmi a ciò che mi piace fare, ma anche a ciò che dovevo e devo fare, tutto questo senza dovermi preoccupare di problemi e problematiche che solitamente con la vita di una bambina o di una adolescente non hanno niente a che vedere. Premesso, e chiarito quindi, che sono cresciuta facilmente, e qualcuno potrebbe addirittura definirmi "viziata" (ma sono opinioni e non me la posso prendere per delle...opinioni). Premesso. Voglio dire una cosa.

Sono diversa, da loro. L'ho sempre saputo. Purtroppo fisicamente rispecchio alla perfezione pregi e e difetti delle mie famiglie di origine : occhi, naso e bocca come papà, i capelli come quelli della mamma, le orecchie dello zio, la voce e l'intonazione come mia sorella, l'altezza delle nonne (entrambe alla veneranda età di 85 anni non superano neanche il metro e mezzo!). Dico purtroppo perché forse se fossi stata completamente diversa dal resto della famiglia  a n c h e  fisicamente magari nessuno si sarebbe fatto problemi a considerarmi tale sotto tutti gli altri punti di vista. Il problema non è da parte di mammà, ma da parte di papà.

Mia sorella è tale e quale a papà. Tale. E quale. È identica a lui in tutto. Si differenzia solo per un paio di cose : l'esaltazione che prova quando si trova al centro dell'attenzione e la totale e smisurata sicurezza di sé. Il suo mantra, anche se lei non lo riconoscerà mai, suona più o meno così "io sono io e tu non sei un ca**o". Non lo fa con cattiveria, e per fortuna è anche una persona altruista, generosa, impegnata nel sociale, ma soprattutto buona. Agisce sempre in buona fede e rispetta gli altri, anche in questo è come papà. Lei però è megalomane, capace, saccente, saputa, dotta, erudita, onniscente, o almeno si considera tale. Per dirvene una : è alta circa 1.60, da piccola giocava a pallavolo, era brava sicuramente ma la natura non l'ha aiutata. Ha smesso quando aveva 16 anni perché la scuola e gli allenamenti si svolgevano a km e km di distanza e, abitando dove abitiamo, era effettivamente difficile far coincidere tutto. Il mio pensiero è sempre stato che anche se avesse continuato a praticare questo sport non sarebbe mai arrivata a giocare da professionista...perché anche se fosse stata brava non avrebbe mai trovato spazio a sufficienza in una squadra seria vista la sua statura, che tutt'oggi, all'età di 30 anni, non supera il metro e sessanta. La sua teoria invece è che la (mala)sorte abbia voluto che il ruolo del libero sia stato introdotto proprio quando lei ha smesso di giocare e che nei dintorni non ci fossero strutture e organizzazioni che le permettessero di sviluppare questo suo grande talento. Punti di vista diversi, ovviamente. Per me sono solo una serie di sfortunate conseguenze indipendenti dalla sua volontà e da quella del resto del mondo, per lei è il destino avverso che le si è scagliato contro in ogni modo e maniera possibile. Una perseguitata...una martire..sportiva. La sua frase preferita "..perché altrimenti io ce l'avrei fatta!". Amen.
Papà è adorabile. Buono, buonista, bonaccione. È il tipico uomo che "non farebbe del male neanche ad una mosca". Ha tutte le caratteristiche che ho elencato per mia sorella, ma non se ne vanta e non ama farne mostra in pubblico. È più riservato, preferisce rimanere dietro le quinte, non ama le luci della ribalta, però sa. Dove "sa" sta per la terza persona del verbo sapere, coniugata al presente. SA. Come dire "egli sa". Lui sa. Sa e ne sa più di te, di me, di loro, di noi, di quelli laggiù e di quelli che ancora non sono arrivati e di quelli che se ne stanno andando proprio ora. LUI, SA.

Conclusione : loro due sanno.

Li accomuna poi la passione e l'interesse per la matematica, l'economia, la finanza, la contabilità e i numeri in generale. Ah dimenticavo, anche la logica e il ragionamento rientrano tra i loro molteplici interessi. E sono bravi. Gli piace parlarne, confrontarsi, informarsi, discuterne.

Io, tre anni or' sono, ho fatto un errore enorme.
Arrivata alla maturità avevo quasi convinto tutti che non avrei mai avuto niente a che fare con il mondo dei numeri . Sì, certo, me la cavicchiavo in matematica, quel tanto che bastava, ma con la logica proprio non andavo d'accordo. Le cose che facevo erano pura e semplice questione di esercizio e meccanica, ecco perché se un problema mi veniva posto in un modo leggermente diverso rispetto al solito mi perdevo subito e non riuscivo a risolverlo. Poi ho dato una svolta alla mia vita, ho abbandonato le mie lettere, le mie lingue straniere, tutto quel mondo incantato fatto di racconti sulle civiltà straniere, poeti e scrittori esistiti secoli fa che ancora oggi mi fanno battere forte il cuore. Ho lasciato tutto questo e mi sono buttata nel burrone dell'economia.
Il giorno in cui mi sono iscritta alla Facoltà di Economia è finita l'era dei poeti e delle lingue ed è iniziato il regno del terrore della contabilità e della gestione aziendale. Quel giorno papà ha pensato -e ne sono sicura- "ah finalmente ha capito qual'è la sua strada, be' è mia figlia, come poteva essere altrimenti?". Per un po' mi sono illusa anche io che fosse così. Sono certa che di fondo ci fosse una voglia di dimostrare qualcosa a qualcuno. Volevo far parte anche io del club degli scacchi.

Quando poi ho passato l'ultima settimana prima dell'esame di contabilità in lacrime perché non capivo come funzionasse "il tutto" nessuno si capacitava del fatto che io avessi degli  e v i d e n t i  problemi di comprensione in quel campo. Poi ho portato a casa un 19 ed erano tutti un "brava, brava, ah ma io lo sapevo, ti pare che UNA COME TE non passava questo esamino?". Eccala là...una come me. Nessuno si era accorto che avevo preso un misero 19, che la prof mi aveva -giustamente- guardata dall'alto in basso mentre firmava il libretto perché aveva notato anche il 18 in economia aziendale, nessuno si era reso conto che nel momento in cui ho consegnato il compito nella mia mente è passato un aspirapolvere di ultima generazione e ha ripulito il mio cervello da tutte le nozioni che avevo imparato a memoria solo e soltanto per riuscire a passare quello schifo di esame. Non volevo imparare quella roba lì. Volevo solo passare l'esame.

Sapete che vuol dire "una come te"? Sostanzialmente sta per "una come te, che è mia figlia, sorella di tua sorella" cioè un essere dotato di un'intelligenza superiore rispetto alla media, con capacità di apprendimento straordinarie, capace in tutto. Una come me, se vuole, impara anche a mungere un coniglio. Una come me, se vuole, prende tutte le patenti esistenti nel giro di un anno, anche quella per guidare un cane. Una come me, se vuole, cucina l'unica torta al mondo commestibile fatta con erba e terriccio e la fa diventare un piatto da tre stelle michelin. Una come me, se vuole, trova la soluzione ai conflitti mondiali mentre sbuccia un mandarino (che tra le altre cose in ventitre anni di vita non sono mai riuscita a sbucciare senza l'ausilio di un oggetto appuntito). Una come me, se vuole, mentre è al telefono con Obama per dispensare consigli sulla campagna elettorale con l'altro orecchio ascolta un documentario sulle scimmie dell'africa sahariana in lingua azteca. Una come me, se vuole, arriva dopo il Mignolo col Prof. non sono mai riusciti ad arrivare, anche dormendo.

Il punto però è che quella lì, quella "COME ME", esiste solo nei loro sogni. Mia sorella e mio padre sono convinti che io sia come loro, ecco perché dicono "una come te", perché non parlano di me, ma di loro stessi. Io sono l'esatto opposto. Soprattutto mia sorella. IO decido quando e se voglio imparare qualcosa. Lei invece è convinta che se hai le capacità DEVI imparare tutto, il possibile e l'impossibile. IO anche se ho le capacità per farlo NON VOGLIO.

Non ho nessuna intenzione di  imparare per poi poter dire a tutti che io so (sempre voce del verbo sapere). Non mi interessa.

Per una serie di circostanze sono arrivata a dirgli, anzi ad implorarli, di pensare a me come un comune essere mortale, piuttosto stupido, autonomo a sufficienza per compiere determinate azioni, ma non abbastanza da essere lasciato agire indisturbato all'interno di un ambiente lavorativo più o meno affollato. In pratica gli ho urlato contro una cosa simile a "fate come se io fossi inceppata!".

Non riesco a fargli capire quale sia la differenza tra il possedere delle capacità [Idoneità, abilità, attitudine che una o più persone hanno di intendere o di fare qualche cosa, di svolgere una funzione, di riuscire nella realizzazione di un compito, e sim.] e l'avere delle naturali attitudini [Disposizione innata o acquisita (fisica, psicofisica, o psichica) che rende possibile o facilita lo svolgimento di particolari forme di attività].

E quindi è snervante per me ogni volta dovermi ripetere. E siamo sempre allo stesso punto, io che imploro di essere considerata  u m a n a  e loro che ridono e dicono che non è possibile, perché non è vero. Mi vogliono bene e vogliono il meglio per me, ne sono certa, e se pensano certe cose lo fanno perché l'affetto, come tutti i sentimenti, ti annebbia la vista e ti confonde. Non sono stupida, ho una buona considerazione di me stessa, mi ritengo intelligente per certi versi, mi piace pensare di essere una persona buona. Non ho un grande equilibrio interiore, ma credo che a 23 anni sia impossibile raggiungerlo. Ho dei difetti, ma tra questi non c'è di certo la presunzione o la megalomania. Sono saccente, perché mi piace sapere, se voglio.
Ma riconosco che ho dei limiti. Come il 100% degli esseri viventi in questa dimensione.

Loro invece no.

Come glielo spiego che dormo benissimo da quasi 23 anni pur non sapendo cosa sia il FTSE MIB e ogni giorno vado avanti con la mia vita anche se non so la differenza tra fattura accompagnatoria e documento di trasporto? Così per dire eh...
E non perché sono stupida e non lo capisco, ma perché non voglio interessarmene. Amen.

[immagine in arrivo..quando blogger decide di collaborare e caricarmela!]

Sorry per lo sfogo. Spero di non essermi fraintesa da sola.

Besitossssss

8 commenti:

  1. E' pazzesco come possa esserci tanto di me e della mia vita nelle tue parole!! Ti dico una cosa: ho fatto il test a medicina (ormai 4 anni fa) e sono rientrata. Su 2000 persone, io ce l'ho fatta!! Fare il medico è il mio sogno da quand'ero bambina, IL MIO. Ho combattuto contro i tutti. Ho evitato la strada facile di una carriera praticamente già avviata da mio padre in un altro campo. Ora non so come andrà a finire, so che quello che studio, quello che imparo ogni giorno mi rende felice. Un saggio una volta ha detto: "trova un lavoro che ti piace e non lavorerai nemmeno un giorno". Ti consiglio di seguire la tua strada, non è mai troppo tardi. La vita è una sola ed è la TUA.
    PS:Scusami se mi sono dilungata un po', mi capita di straparlare soprattutto a tarda sera.

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    1. oooh tranquilla!!non so se si nota ma anche io adoro dilungarmi...soprattutto a tarda sera! :D
      Grazie per il tuo commento...non so ancora bene quale sia la mia strada, ma la sto cercando con tutte le mie forze! :D

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  2. in parte mi ritrovo nelle tue parole.
    perchè ho come l'impressione che mio padre e mia sorella preferirebbero che io chiudessi con l'università e trovassi un lavoro stabile (che poi cosa può esserci di stabile al giorno d'oggi?!?)
    allora io cerco di fare entrambe le cose: luglio e agosto ho lavorato ma adesso devo tornare a studiare altrimenti non finirò più... già che sono indietro... ma come si fa a lavorare, fare le faccende di casa, studiare e contemporaneamente vivere?
    un abbraccio :D

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  3. diciamo che nel mio caso loro sono convinti che io possa fare di tutto, ma (anche se fosse vero) se non voglio non vedo perché dovrei farlo! uff..
    :D

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  4. quoto il tuo ultimo commento! ;)

    tuttavia, mi stupisce che ti abbiano detto brava per un 18-19... voglio dire, se fosse come dici tu, ti avrebbero dovuto dire ''solo un 18?''... non so se ho reso :)

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    1. non mi rispondi? :(

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    2. [Emy.....PERDONO! Mi ero completamente dimenticata di dover replicare al tuo commento! Di solito leggo i commenti "di fretta" per approvarli e pubblicarli subito, poi con calma rispondo, ma stavolta ho toppato!!!]

      ..dunque, sì, in effetti la reazione è piuttosto strana, ma nella loro mente il voto era relativo, come se prendere un 18 non significasse necessariamente non averci capito un tubo!!! "va be hai preso 18 perché hai sbagliato qualche esercizio, ma quello che c'era da imparare l'hai imparato, il 18 è solo un numero..così..per quantificare errori e esercizi svolti correttamente" queste sarebbero state le loro parole se gli avessi posto la tua stessa domanda!!! :/

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    3. argh! quasi ''ti invidio'' XD

      emy

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